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    Sei qui:Home»ReStart in Green»Vietare i PFAS in Europa: un rischio di transizione

    Vietare i PFAS in Europa: un rischio di transizione

    By Redazione BitMAT29/11/20244 Mins Read
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    Un divieto totale di queste sostanze chimiche – PFAS – potrebbe compromettere la transizione energetica e dovrebbe essere valutato con attenzione

    Crédit Mutuel AM_FREDERIC YO

    Negli ultimi anni, le sostanze chimiche di lunga durata (per e polifluoroalchiliche) chiamate PFAS hanno suscitato una crescente preoccupazione a causa della loro nocività. Nel 2023, diverse aziende produttrici di PFAS sono state citate in giudizio e multate per importi record negli Stati Uniti,. Di fronte a questi rischi, le autorità di regolamentazione stanno gradualmente inasprendo le norme che ne regolano l’uso; l’obiettivo è vietarle. Tuttavia, un divieto totale di queste sostanze chimiche potrebbe compromettere la transizione energetica e dovrebbe essere valutato con attenzione.

    I PFAS, una grande famiglia di composti chimici sintetici con proprietà uniche:

    • la resistenza al calore,
    • all’acqua,
    • all’olio
    • e a molti solventi.
    • Sono utilizzati in un’ampia gamma di prodotti industriali e di consumo: imballaggi alimentari, cosmetici, schiume antincendio, ecc.
    • Tuttavia, i PFAS rappresentano una minaccia per l’ambiente e la salute pubblica.
    • Sono soprannominati “sostanze chimiche per sempre”, perché non si degradano quasi mai e possono accumularsi negli organismi viventi. È stato riscontrato che l’esposizione ai PFAS può causare problemi di salute come cancro, colesterolo alto e indebolimento del sistema immunitario.

    Norme limitanti l’uso dei PFAS

    In questo contesto, in tutto il mondo si stanno adottando norme che limitano l’uso dei PFAS.

    • La Francia, ad esempio, ha approvato nell’aprile 2024 una legge che vieta la produzione, l’importazione, l’esportazione e la commercializzazione di prodotti contenenti PFAS.
    • La Nuova Zelanda ha vietato i PFAS nei cosmetici a partire dal 2026,
    • mentre negli Stati Uniti, nell’aprile 2024, è entrato in vigore il primo standard nazionale, legalmente applicabile, per l’acqua potabile, volto a proteggere le comunità dall’esposizione ai PFAS nocivi.
    • Infine, su spinta di alcuni Paesi (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia), l’UE sta studiando la possibilità di vietare oltre 10.000 PFAS.

    In questo modo, l’UE spera di eliminarne gradualmente l’uso. Questa azione rientrerebbe nel quadro generale del Green Deal europeo, che mira a raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, promuovendo al contempo un’economia circolare e sostenibile.

    Conseguenze sull’economia e su una giusta transizione

    Il divieto dei PFAS, sebbene sia essenziale per proteggere l’ambiente e la salute pubblica, potrebbe avere conseguenze impreviste sull’economia e su una giusta transizione. Infatti, alcuni settori sono ancora molto dipendenti dai PFAS. Questo vale, ad esempio, per i settori tessile e medico. Sebbene esistano già delle alternative, la maggior parte di esse è ancora nelle prime fasi di sviluppo o ha prestazioni inferiori a quelle dei PFAS. Un divieto totale potrebbe, ad esempio, compromettere il settore medico, dove i PFAS sono utilizzati nella produzione di impianti o cateteri. Per andare oltre, alcuni PFAS sono utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici, nelle membrane dei pannelli solari e nelle turbine eoliche. Queste tecnologie richiedono sostanze chimiche in grado di resistere a condizioni difficili. Senza i PFAS, potrebbe essere difficile mantenere il livello di prestazioni necessario affinché queste tecnologie continuino ad evolversi e a contribuire efficacemente alla riduzione delle emissioni di carbonio, come previsto dall’UE entro il 2050.

    Di fronte alla duplice sfida dei PFAS, dobbiamo essere più sfumati nelle restrizioni e nei regolamenti associati. L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), ad esempio, sta studiando la possibilità di prevedere eccezioni per i settori critici, come quello medico o dei componenti elettronici. Per questi settori, la proposta sarebbe quella di posticipare l’applicazione del regolamento di 5 o 12 anni, dando loro più tempo per trovare alternative valide.

    In attesa della decisione finale dell’ECHA

    Resta importante anticipare la transizione verso un mondo privo di PFAS. Per questo motivo, gli investitori possono svolgere un ruolo fondamentale, impegnandosi nel dialogo con le aziende sui rischi connessi e sulle opzioni alternative. L’obiettivo è una maggiore trasparenza da parte delle aziende e l’impegno a sviluppare alternative sostenibili, eliminando gradualmente i PFAS. Chi saprà adattarsi rapidamente ai nuovi vincoli normativi non solo limiterà i rischi legali e finanziari, ma rafforzerà anche la propria posizione di mercato. Saranno in grado di soddisfare le crescenti richieste di sostenibilità dei consumatori e di distinguersi in un panorama sempre più competitivo, in cui le considerazioni ambientali assumono sempre più importanza nel processo decisionale.

    I pericoli associati ai PFAS richiedono un’azione rapida, ma le decisioni affrettate potrebbero avere più conseguenze del previsto, dal momento che attualmente esistono poche alternative valide, soprattutto per accompagnare la transizione energetica. Di fronte a questo rischio, le aziende che producono o si affidano a queste “sostanze chimiche per sempre” dovranno innovare e adattare i loro processi, il che potrebbe generare costi iniziali elevati e interruzioni a breve termine. Diventa quindi essenziale trovare un equilibrio tra la protezione della salute pubblica e la necessità di sostenere l’innovazione sostenibile. I politici devono impegnarsi in un dialogo costruttivo con l’industria e le parti interessate per promuovere alternative valide, aprendo la strada a transizioni ambientali ed energetiche di successo.

    A cura di Frédéric YO, ESG Analyst, Crédit Mutuel Asset Management

    Crédit Mutuel Asset Management Frédéric YO PFAS transizione energetica
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