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    “Spesso buono oltre” e se fosse una truffa?

    By Massimiliano Cassinelli28/03/20232 Mins Read
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    Federalimentare ritiene che la dicitura “Spesso buono oltre” non può essere legalmente definita. E potrebbe essere sfruttata per azioni fraudolente

    Lo spreco alimentare passa attraverso le forme più svariate, sia in termini di educazione che di corretto confezionamento e conservazione. La nuova frontiera, che impatta anche sull’etichettatura degli alimenti, comprende anche un’innovativa etichettatura, che va oltre la tradizionale “scadenza”.  Sempre più frequentemente, infatti, sulle confezioni troviamo la dicitura “Spesso buono oltre”, che ricorda come un prodotto potrebbe essere consumato anche la data indicata sulla confezione stessa. Ma una simile modalità tutela davvero i consumatori e le aziende serie o rischia di fornire un alibi a quanti operano in modo fraudolento sul mercato alimentare?

    Una presa di posizione arriva da Federalimentare, che ha espresso il proprio scetticismo: “La dicitura “Spesso buono oltre” non può essere legalmente definita, quindi crediamo che questo tipo di espressioni non dovrebbero essere richieste su base obbligatoria, ma solo volontaria”. Una dichiarazione che arriva all’indomani della proposta contenuta nella bozza della Commissione Ue per la revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti.

     

    “Condividiamo l’obiettivo della Commissione Europea di combattere lo spreco alimentare –  continua la nota – ma il principio di un descrittore basato sulla sicurezza e di un descrittore basato sulla qualità rimane appropriato e non dovrebbe essere modificato”.

    Espressioni come “spesso buono dopo”, invece, possono sollevare preoccupazioni a causa delle incertezze relative alla responsabilità legale degli operatori del settore alimentare con possibili conseguenze per l’integrità del marchio. Ciò è dovuto al fatto che concetti come “spesso”, “buono” e “dopo” non possono essere legalmente definiti. “Anche se rilevante per molti prodotti, “spesso buono dopo” non è appropriato per tutti” dicono da Federalimentare.

    Per questo, Federalimentare ritiene che espressioni del genere debbano essere a discrezione del produttore che, a differenza dei consumatori, può contare su una vasta conoscenza tecnica delle caratteristiche specifiche dei propri prodotti, anche per evitare che gli operatori del settore alimentare seguano un approccio frammentario – oltre che costoso – delle modifiche delle etichette.

    “Un sistema di marcatura della data armonizzato, affidabile e coerente rivolto al consumatore è uno degli strumenti che possono aiutarlo a prevenire lo spreco alimentare. Ciò deve essere accompagnato da una comunicazione coordinata e duratura a livello di UE, anche attraverso iniziative per aumentare la consapevolezza su come prevenire e ridurre lo spreco alimentare” conclude Federalimentare.

     

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    Massimiliano Cassinelli

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